Cercavo la divina indifferenza e la trovai,
lo stesso giorno,
dopo averti incontrato.
Le tue parole in tasca,
era già estate
e accarezzavo l’erba sopra il prato.
Guardavo le formiche indaffarate,
il sole alto caldo in controluce, sentivo il vento carico di sale,
portava via le prime foglie morte.
Dentro al cortile le bambine assorte,
sui fili tesi i panni di mia madre,
e nel campetto i legni delle porte.
Dentro il meriggio afoso, nella partita,
io vidi la divina indifferenza,
ma liberai l’essenza della vita,
che colsi nell’umana appartenenza.
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