Un ferro di cavallo, perduto da tempo,
superstiziosa, comincia a mancarmi.
Lo prenderei in mano come diapason
che misurò il suono esatto
di ogni sasso,
di ogni incavo sul terreno,
di ogni orma che svanisce.
Lo alzerei al mio orecchio
col fiato sospeso, per sentire
l’ eterno echeggiare delle strade
perdute per sempre,
e l’ eco di una voce, sincera e spenta.
Potessi ritrovarlo,
prendere il la sulla mia fronte
e il tono mio misurare.
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