Gustave Courbet, The desperate man (self-portrait), 1845
Intelligence will never have much value in the collective judgment of this public’s opinion. Not even the blood of concentration camps could draw from a million of our nation’s souls a clear judgment of pure indignation. Each idea is unreal, every passion unreal, in a people who lost their unity centuries ago and use their gentle wisdom only to survive, and not to gain freedom. To show my face — my leanness — to raise a single, childlike voice, makes sense no longer. Cowardice accustoms us to seeing others die atrociously, locked in the strangest indifference. So I die, and this too causes me pain.
L’intelligenza non avrà mai peso, mai nel giudizio di questa pubblica opinione. Neppure sul sangue dei Lager, tu otterrai da uno dei milioni d’anime della nostra nazione, un giudizio netto, interamente indignato: irreale è ogni idea, irreale ogni passione di questo popolo ormai dissociato da secoli, la cui soave saggezza gli serve a vivere, non l’ha mai liberato. Mostrare la mia faccia, la mia magrezza – alzare la mia sola puerile voce – non ha più senso: la viltà avvezza a vedere morire nel modo più atroce gli altri, nella strana indifferenza. Io muoio, ed anche questo mi nuoce.