Se per i buoni uffici del signor Nuri spedizioniere la mia città, la mia Istanbul mi mandasse un cassone di cipresso, un cassone di sposa se io l’aprissi facendo risuonare la serratura di metallo: dccinnn … due rotoli di tela finissima due paia di camicie dei fazzoletti bianchi ricamati d’argento dei fiori di lavanda nei sacchetti di seta e tu e se tu uscissi da lì ti farei sedere sull’orlo del letto ti metterei sotto i piedi la mia pelle di lupo con la testa chinata e le mani giunte starei davanti a te ti guarderei, gioia, ti guarderei stupito come sei bella, Dio mio, come sei bella l’aria e l’acqua d’Istanbul nel tuo sorriso la voluttà della mia città nel tuo sguardo o mia sultana, o mia signora, se tu lo permettessi e se il tuo schiavo Nazim Hikmet l’osasse sarebbe come se respirasse e baciasse Istanbul sulla tua guancia ma sta’ attenta sta’ attenta a non dirmi “avvicinati” mi sembra che se la tua mano toccasse la mia cadrei morto sul pavimento.
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