Perdono pe’ nostri dolci peccati per avere spesso guardato teneramente dissiparsi il giorno dall’ombra e il silenzio dei casini sognando di andare con una fanciulla senza seni lungo l’Arno rosa e la voglia di piangere racchiusa nel cuore come un’onda preziosa. Perdono per esserci creduti forti più della morte quando passavano i carri e i funerali per le strade odorate di cipria e di fiori e volevamo portare a casa cantando l’immagine dei baci, la voglia di stringer l’età amara che non fugga, d’entrare nelle chiese che non han più soglia.
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