Novecento crepuscoli attendevano una gioia, mentre vivevo dimenticato, abbandonato, disprezzato, Calpestato come il ponte sull’acqua. Una sera però nell’ultimo raggio della luna, del nettare e dell’acqua, scorgeva lo spirito assorto come se una nuvola a sera prendesse forma e consistenza, come se l’immenso cielo si aprisse e rilucesse inatteso e sopprimesse per sempre l’infelice spirito. E la salvezza che l’uomo spera come un animale inseguito, dice attraverso la luce e l’armonia eterna: nessuno è dimenticato e solo.
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