No permanence is ours; we are a wave
That flows to fit whatever form it finds:
Through day or night, cathedral or the cave
We pass forever, craving form that binds.
Mold after mold we fill and never rest,
We find no home where joy or grief runs deep.
We move, we are the everlasting guest.
No field nor plow is ours; we do not reap.
What God would make of us remains unknown:
He plays; we are the clay to his desire.
Plastic and mute, we neither laugh nor groan;
He kneads, but never gives us to the fire.
To stiffen to stone, to persevere!
We long forever for the right to stay.
But all that ever stays with us is fear,
And we shall never rest upon our way.
A noi non è concesso di essere. Siamo solo flusso,
docili ci adattiamo ad ogni forma:
il giorno, la notte, la grotta e il duomo
attraversiamo, ci spinge la sete di esistere.
Così senza posa riempiamo forma dopo forma,
e nessuna ci è casa, felicità, pena,
sempre siamo in cammino, sempre siamo ospiti,
non ci richiama campo o aratro, per noi non cresce pane.
Non sappiamo che cosa ci destini Dio,
gioca con noi, argilla nella sua mano,
che muta e ubbidiente, non ride né piange,
si lascia plasmare, senza mai bruciare.
Fossimo per una volta pietra! Per una volta durare!
Di questo la nostra nostalgia di continuo vive,
eppure resta in eterno un angosciante brivido,
e mai ci sarà pace sul nostro cammino.
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