Non ti conobbi mai. Ti riconosco Perché già vissi; e quando fui ministro d’un rito osceno, agitator di sistro t’ho posseduta al limite d’un bosco. Bene ravviso il sopracciglio fosco le bande fulve… Chi segnò di bistro l’occhio caprino gelido sinistro? Or ti rivedo in un giardino tosco, vergine impura, dopo mille e mille anni d’esilio. Tu, fatta Britanna, scendi in Italia a ricercarvi il sogno. Sono tre mila anni che t’agogno! Ma com’è lungi il sogno che m’affanna! Dove sono la tunica e le armille? Dove sono la tunica e le armille d’elettro che portavi a Siracusa? E le fontane e i templi d’Aretusa e l’erme e gli oleandri delle ville? Del tempo ti restò nelle pupille soltanto la lussuria che t’accusa, vergine impura dalla fronte chiusa tra le due bande lucide e tranquille. E questa sera tu lasci le danze (per quel ricordo al limite d’un bosco?) tutta fremendo, come un’arpa viva. Giungono i suoni dalle aperte stanze fin nel giardino… O bocca! Riconosco bene il profumo della tua genciva!
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