E questa vuota follia d’uomo
tutti i suoi rantoli più atroci e sguaiati
poi la sua pace di nuda cosa
dalla vita sentivo torturata
uscire come da un cane solo
supplicazione dormi nei deserti
in canaloni di oranti fertili
e in quella polvere sonora traccia
appena ti disegni. Le alzate braccia
dalla disfata scampino i dispersi
consolamenti
quando vien su da un’acqua di pisciosa
carne infinita rosa
e tra le teste salti della buia
miseria il pesce della sua luce
col suo crimine in bocca l’inguardabile grugno
il chiarore ne afferra, stretto pugno
e tu stringevi un bisturi per pianti
li aprivi da consumato artista
poi reclinavi accanto alla voragine la testa
come fosse una testa
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