Mi autoproduco, fragile, mi clono, stacco me da me stesso, e a me mi dono; mi autodigitalizzo, ologrammatico, replicandomi in toto, svelto e pratico; mi automaschero, e, assai plasticamente, sindonizzo il mio corpo e la mia mente; mi autoregistro, ormai, se mi iconizzo, cromocifrato in spettro – e mi ironizzo.
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