Lo ripete anche l’aria che quel giorno non torna. La finestra deserta s’imbeve di freddo e di cielo. Non serve riaprire la gola all’antico respiro, come chi si ritrova sbigottito ma vivo. È finita la notte dei rimpianti e dei sogni. Ma quel giorno non torna. Torna a vivere l’aria, con vigore inaudito, l’aria immobile e fredda. La massa di piante infuocata nell’oro dell’estate trascorsa sbigottisce alla giovane forza del cielo. Si dissolve al respiro dell’aria ogni forma dell’estate e l’orrore notturno é svanito. Nel ricordo notturno l’estate era un giorno dolorante. Quel giorno é svanito, per noi. Torna a vivere l’aria e la gola la beve nella vaga ansietà di un sapore goduto che non torna. E nemmeno non torna il rimpianto ch’era nato stanotte. La breve finestra beve il freddo sapore che ha dissolta l’estate. Un vigore ci attende, sotto il cielo deserto.
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