Boris Pasternak – Notte invernale

Lucien Levy-Dhurmer, Bruxelles, snow effect, 1900

Non si può raccomandare il giorno con gli sforzi dei lucignoli,
nè le ombre possono alzare i veli dell’epifania.
Sulla terra è l’inverno, ed il fumo dei fuochi è incapace
di raddrizzare le case sdraiate fianco a fianco.
Panini di lampioni e sfgliate di tetti, e nella neve
nero su bianco lo stipite d’una palazzina:
è una casa signorile, dove io sono precettore.
Sono solo, ho mandato a dormire il mio allievo.
Non s’aspetta nessuno ma è serrata la tenda.
Il marciapiede è tutto monticelli, il terrazzino ingombro di neve.
Memoria, non accaldarti! Diventa tutt’uno con me!
Credi e convincimi che sono con te una sola cosa.
Pensi di nuovo a lei? Ma non è questo che mi turba.
Chi le ha svelato i termini, chi l’ha messa sulle orme?
Quel colpo fu l’origine di tutto. Quanto al resto,
adesso, bontà sua, non me ne importa.
Il marciapiede è tutto monticelli. Tra le biforcature della neve
le bottiglie gelate delle nude, nere lastre di ghiaccio.
Panini di lampioni, e sul camino, come un gufo
tra le piume annegato un selvatico fumo.

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