Salire scale pericolanti
con borse cariche di sofferenze e rabbia.
Oltrepassare sbadata il proprio piano
e inchiodare la testa nel buio della soffitta.
Gettare dall’alto uno sguardo sul baratro
e dal basso il baratro lo sguardo in te.
Proprio accanto percepire un’assenza
e tu stessa lontana da lei.
Ma perchè? – gridare a nessuno.
E turbinosa l’eco ti risponda: – Perchè?
Dalla riva del tempo sgretolata
crollare in un vuoto atemporale.
Sull’orlo dello strazio arrivata,
ti fermerai sfinita sull’orlo?
Oppure là, fuori, lungo quella scala
a fatica giungerai sull’orlo del mistero?
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